Staglieno…non solo un cimitero monumentale ma molto di più….
……fino a qualche anno fa il vedere foto cimiteriali mi lasciava piuttosto perplesso ritenendole un po’ irrispettose nei confronti di quanti riposano in quei luoghi. Poi, con l’andar del tempo, i frequenti riferimenti a Staglieno, mi hanno incuriosito, mi sono documentato e, vincendo le mie iniziali titubanze, ho deciso di andare…ci sono stato una 1° volta, una 2° e una 3° e, francamente, di certo, ci ritornerò. Parlare di Staglieno in poche righe è praticamente impossibile, dirò l’essenziale ma con la certezza che qualcosa, inevitabilmente, dimenticherò. Ma Staglieno (e, come gli altri cimiteri di questo tipo, come il Monumentale di Milano e la Certosa di Bologna) che cosa ha di speciale? Presto detto…una volta che si è varcato l’ingresso è come se una porta si chiudesse alle nostre spalle proiettandoci in un’altra dimensione, senza tempo, immersi in una ampia scenografia caratterizzata dal succedersi di porticati monumentali, regno dei defunti e di una miriade di statue, per lo più di grandi dimensioni, talora, a formare dei veri gruppi scultorei, molto suggestive e di grande bellezza per i dettagli e quello che ‘raccontano’. Si tratta per lo più di tombe e cappelle della fiorente borghesia genovese di metà-fine 1800, firmate da artisti famosi sia nazionali che internazionali. Dominano gli angeli, ora in atteggiamenti protettivi e consolatori nei confronti dei congiunti del defunto, ora come nocchieri del defunto stesso durante il trapasso fino all’ eterna dimora, ora semplici custodi e guardiani della tomba o solo presenze distaccate ed indifferenti. Alcuni di questi angeli sono divenuti vere e proprie icone di Staglieno per la loro bellezza, come l’angelo di Monteverde (T. Oneto). E, accanto agli angeli, tante altre statue: uomini, donne, spesso rappresentati con chiari riferimenti a quello che doveva essere il loro ruolo durante la vita terrena (scrittori, commercianti, mercanti, navigatori, magistrati, medici etc.), bambini e animali, soprattutto cani, gli eterni nostri compagni. Tutto ciò contribuisce a creare intorno al visitatore un’aura di emozioni, stati d’animo e sentimenti, molto coinvolgenti: amore, pietà, rassegnazione, dolore, disperazione. Ma Staglieno è anche altro: un vero e proprio museo all’aria aperta che ci mostra, con le sue statue, uno spaccato di quella che era la vita dalla metà-fine ’800 fino a epoche più recenti, testimoniando come essa si svolgeva, quali erano le professioni, le benemerenze dei defunti, come la gente si vestiva e si pettinava. A conclusione vorrei dare qualche breve cenno storico ricordando che Staglieno è stato aperto nel 1851 ancorchè incompleto per essere, in quello che era il suo progetto originale, terminato nel ventennio 1860-1880. L’estendersi di Genova ha richiesto, tuttavia, nei decenni successivi, ulteriori ampliamenti. Le zone più ricche di arte e storia, cui si riferisce anche la maggior parte delle immagini, sono il Porticato inferiore, il Pantheon, il Porticato superiore, il Ventaglio e il Porticato semicircolare. Vi sono poi altri settori dedicati ai garibaldini, ai caduti della 1° guerra mondiale, agli acattolici, israelitici, protestanti, musulmani, inglesi, etc. Tombe ‘eccellenti’ sono quella di Nino Bixio, Mazzini, Govi(attore dialettale) e De Andrè. Visitatori famosi sono stati Moupassant, Twain, l’imperatrice Sissi, Hemingway. Venendo brevemente alle foto, ho attinto tra quelle che ritengo essere le mie preferite. La serie termina con due immagini che sono un po’ l’essenza della nostra vita. La n°19 rappresenta il ‘dramma eterno’ ossia la perenne lotta tra la vita(la bella fanciulla) e la morte…la prima cerca, con tutte le sue forze, di sottrarsi alla seconda che invece, inesorabilmente, la ghermisce. La n° 20 rappresenta, invece, la speranza ossia ‘la resurrezione’.